In breve
1. La chiesa di Gesù Redentore, sorta a Modena in via Leonardo da Vinci, è stata progettata dall’architetto milanese Mauro Galantino, che ha vinto un concorso nazionale indetto dalla Conferenza Episcopale Italiana per qualificare l’architettura religiosa.
2. La forma architettonica farà sì che i gesti della fede nutrano la vita del popolo di Dio, stimolandolo a costruire una storia che l’architettura da sola non potrebbe mai completamente narrare. Invece di cercare di raccontare il divino, l’architettura si fa dimessa per suggerire alla comunità ecclesiale la sua centralità, e suscitare in lei la responsabilità di raccontare l’opera di Dio di cui è oggetto.
Guarda la galleria immagini della chiesa
3. La piazza del sagrato accoglie la città e la pone nello stato dell’interesse e nella percezione degli elementi-soglia architettonici: facciata, nartece, portale, i quali suggeriscono l’accoglienza e l’incontro con Dio più che la monumentalità.
4. All’interno della chiesa, l’assemblea presenta una disposizione originale: è rivolta una metà all’altra, sulla linea di una grande ellisse di cui la Parola (ambone) e il Sacrificio (altare) sono i due fuochi: la comunità eucaristica è soggetto e oggetto della preghiera.
5. Dietro l’altare una grande vetrata rende visibile dall’interno una zona verde con degli ulivi, mentre sul lato opposto si vedrà la fontana con l’acqua corrente generata dal fonte battesimale. Sono ambiti a cielo aperto la cui visione è possibile solo dall’interno.
6. Il nuovo centro comprende, oltre la chiesa e le opere parrocchiali, anche una casa di accoglienza per persone svantaggiate (15 ospitalità piene, 30 diurne): anziani o poveri o disabili leggeri. La casa è uno strumento dell’educazione alla solidarietà, fa diventare la carità seme di cittadinanza, in rete con altre iniziative.
Da "L'osservatore Romano" - giovedì 20 gennaio 2011 - pagina 4
Nella «lectio magistralis» tenuta lunedì scorso alla Facoltà di Architettura dell'università La Sapienza di Roma dal cardinale Gianfranco Ravasi — pubblicata integralmente dal nostro giornale sul numero del 17-18 gennaio — il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura ha, tra l'altro, lanciato un allarme riguardante l'architettura sacra contemporanea: «Pensiamo alla "sordità", all'inospitalità, alla dispersione, all'opacità di tante chiese tirate su senza badare alla voce e al silenzio, alla liturgia e all'assemblea, alla visione e all'ascolto, all'ineffabilità e alla comunione (...)
Spero che molte persone abbiano espresso il loro parere sull’articolo di Portoghesi pubblicato sull’Osservatore Romano il 20/1.
Vorrei aggiungere anche il mio, come parrocchiana che ha vissuto gli anni della progettazione e della costruzione della nostra chiesa, non come architetto o teologo o liturgista. Non entro perciò
Il card. Martini, inaugurando una chiesa costruita dal nostro progettista, Mauro Galantino, disse che le chiese non devono costituire una dichiarazione arrogante del credo o pretendere la centralità della chiesa nella città, ma hanno la vocazione di rappresentare in modo chiaro il servizio che la chiesa offre a tutti con la propria testimonianza nell’ambito della ricerca del senso.
Ha risposto a questa prospettiva la chiesa di Gesù Redentore?